...è il modo di dare all’immagine plastica la fisionomia di un racconto umile e quotidiano, che soprattutto
persuade. In queste immagini, cioè egli rifiuta qualsiasi intonazione che le sottragga ai loro limiti umani...
M. De Micheli, Giacomo Manzù, Immagini per una umanità nuova
La statua di Giacomo Manzù, raffigurante l’Immacolata Concezione (fig. 17), è a tutto tondo e venne realizzata dallo scultore bergamasco nel 1932; l’architetto Giovanni Muzio nei suoi interventi in Università contò molto sulla collaborazione con altri artisti e il lavoro con Manzù fu particolarmente prolifico, visti gli interventi che lo scultore promosse nell’ambito della committenza dell’Ateneo.
Inizialmente pensata per la Cappella Maggiore, la statua venne spostata per volontà di Padre Gemelli in via Necchi all’ingresso dei due collegi Augustinianum e Ludovicianum. Dal 1976, per motivi conservativi, trovò luogo nella Sala Negri da Oleggio, fino alla collocazione attuale nell’atrio che precede l’Aula Magna. È qui situata dal 2004 dopo interventi di restauro.
Lo stesso Manzù ricorderà questa prima esperienza importante di committenza pubblica: «Tornato a Milano, nel 1932 incominciai, chiamato da Padre Gemelli, i lavori per l’Università Cattolica, vi feci quattro bassorilievi in stucco e quattro in granito per la cappella e una statua dell’Immacolata per l’ingresso del nuovo Pensionato » (G. Manzù, Il Frontespizio).
Le vicende legate alla collocazione di questa statua sono infatti alquanto controverse. Una permanenza che dovette essere comunque alquanto breve se nello stesso anno già non viene più descritta tra le opere presenti in Università.
In una delle lettere Padre Gemelli chiederà a Barelli di trovare una nuova collocazione all’Immacolata che, anche se approvata, non risulta per lui adatta a stare in cappella. Tanto è vero che il frate chiederà allo scultore Castiglioni di realizzarne un’altra: «Nel nostro caso si tratta di una statua da mettersi in una chiesa, quindi ha bisogno di raccoglimento e compostezza [...] tutta la statua deve ispirare preghiera e per fare questo conviene che vi sia maggiore comunione fra la statua e le persone che sono inginocchiate innanzi a essa. [...] io la farei più raccolta, più inquieta, più invitante al raccoglimento». (Archivio Università Cattolica, fondo Corrispondenza).
La Vergine tiene in braccio il Bambino, con una rappresentazione insolita nelle caratteristiche fisiche; i capelli sono molto corti e non porta il velo sul capo, sembra ricordare di più una fisionomia mascolina. Con una semplice e lunga veste, Manzù la fa appoggiare su una forma sferica, quasi a voler ricordare il globo, con gli spicchi di luna che attraversano il blocco massiccio (fig. 18). Con il piede sinistro ella schiaccia la testa del serpente, simbolo del male e del peccato. Solitamente nell’iconografia tradizionale Maria ha il velo, o, se assente i capelli sono portati sciolti che cadono lungo le spalle. In qualsiasi caso ha più sovrapposizione di vesti. Quella di Manzù è essenziale anche nell’abbigliamento e porta un’aureola con le stelle.
Il bambino è più grande rispetto alle immagini mariane che appartengono alla tradizione precedente: indossa una tunica e un mantello, la corona con la croce e a sua volta tiene nella mano una croce astile, che va a colpire il serpente. Ciò che riusciamo a percepire guardando questa scultura è la tenerezza del rapporto madre-figlio raffigurato con pacatezza e semplicità, nonostante si tratti di due figure divine (fig. 19).
Approfondimento
Il dibattito relativo all’arte sacra caratterizza il panorama culturale italiano degli anni Trenta, affondando le sue radici negli anni Venti. Tutto ciò trova incremento in Italia a partire dalla firma dei Patti Lateranensi, l’11 Febbraio 1929, che contribuiscono a rilanciare il rapporto di committenza e i contatti tra mondo religioso e laico. In particolar modo spicca la voce di Edoardo Persico, critico che ricopre il ruolo di direttore della Galleria Il Milione, cercando di rilanciare un’arte cristiana.
Curiosità
Una notizia attira l’attenzione su questa statua, espressa dallo stesso Manzù: «padre Gemelli vide la mia Vergine, ma disse che non poteva metterla sull’altare, perché le donne si lamentavano: si vedeva benissimo che era la ragazza del bar sotto casa che tutte le mattine mi dava il caffè» (F. Minervino, Gli anni della formazione e l’avventura della ricerca: da Bergamo alla Milano, 1940).
La collocazione esterna della statua, in cemento policromo, subì un deterioramento a causa dell’assenza di protezione. Perse la patina colorata, di cui sono emerse tracce durante il restauro, più la perdita dell’aureola e il danneggiamento della falce di luna del basamento e di altre parti. Le aureole, la croce e la mezza luna sono in rame e nella Sala Negri da Oleggio la scultura poggiava su un basamento di legno.
Guardando immagini con riferimento all’iconografia dell’Immaco lata, alcuni elementi rispettano la tradizione: la luna sotto i piedi di Maria, le stelle dell’aureola e il serpente/drago che viene calpestato dalla Madonna. Essi hanno chiaro rimando al libro dell’Apocalisse: «E un segno grandioso apparve dal Cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo» (Apocalisse 12,1). Ciò che si discosta invece dall’iconografia tradizionale è la parte espressiva e la gestualità: generalmente le immacolate hanno le mani giunte in preghiera, incrociate sul petto o spalancate verso Dio, come segno di accettazione della vocazione di Maria a diventare la madre di Cristo.
Statue of the Immaculate Conception
...The way he gives to a plastic image the appearance of a humble and everyday tale particularly persuasive.
In these images, he refuses any tone which would take them away from their human limits...
M. De Micheli, Giacomo Manzù, Images for a new humanity
The statue by Giacomo Manzù portraying the Immaculate Conception (fig.17) is free-standing and it was made by the Bergamo’s sculptor in 1932. In his interventions at the University, architect Giovanni Muzio relied on the cooperation with other artists and his work with Manzù was particularly prolific, considering the scope of the interventions that the sculptor was commissioned by the University. Initially conceived for the Cappella Maggiore (Main Chapel), the statue was moved to Via Necchi, at the entrance of the Augustinianum and the Ludovicianum Colleges following Father Gemelli’s wish. Since 1976, for conservation issues, it was moved to the Negri da Oleggio Room, up to its present repositioning in 2004 in the Entrance Hall preceding the Aula Magna.
Manzù himself would remember this first important public commission: “After coming back to Milan in 1932, I began the works for the Università Cattolica, commissioned by Father Gemelli. I made four stucco and four granite bas-reliefs for the Chapel and a statue of the Immaculate for the entrance to the new Student Residence” (G. Manzù, Il Frontespizio).
The events concerning the positioning of this statue are rather controversial. It must have been moved very soon because in that very same year it is not listed any more among the artworks located in the University. In one of his letters, Father Gemelli asked Barelli to find a new location for the statue, whose positioning inside the Chapel, even if it previously approved, he now felt no longer appropriate.
In fact, the friar would ask sculptor Castiglioni to make another statue: “It must be a statue appropriate for a church, so it needs meditation and composure […] the whole statue must inspire worship and to do this there should be more communion between the statue and the people kneeling in front of it. […] I would make it more absorbed, more tense, more encouraging meditation” (ASUC, fondo Corrispondenza).
The Virgin holds the Child and her physical features are represented in an unusual way. With very short hair and without any veil on her head, she has more of a masculine appearance. Dressed in a simple and long robe, Manzù makes her rest on a spherical form recalling the globe, with moon scythes crossing the massive block (fig. 18). With her right foot, she is crushing the head of the snake, symbol of Evil and Sin. According to traditional iconography, Mary is represented wearing a veil, or if she is not, with her hair loose and falling on her shoulders.
In any case, she wears overlapping dresses. Manzù’s statue is essential even in the Virgin’s clothing and has a halo with stars around it. The child is bigger in comparison to Marian images from the previous tradition. He wears a tunic, a cloak and a crown with the Cross. He holds a cross in his hands and he hits the snake with it.
Observing this sculpture, we notice the tenderness of the mother-child bond, portrayed through quietness and simplicity, despite the fact these are two divine figures (fig.19).
In depth
The debate on sacred art was typical of the Italian cultural scene in the 1930s and went back even to the 1920s. It all began with the Lateran Treaty ratified on 11th February 1929 between Italy and the Vatican, which contributed to relaunch the concept of religious commissions and the contacts between religious and secular worlds. Particularly relevant was the voice of Edorado Persico, an art critic who became Director of the Galleria Il Milione and tried to relaunch a Christian art.
Fun fact
An anecdote, related by Manzù himself, attracts attention to this statue: “Father Gemelli saw my Virgin, but he said he could not put her on the altar, because women complained. It was obvious that she was the girl of the nearby café who served me the coffee every morning”. (F. Minervino, Gli anni della formazione e l’avventura della ricerca: da Bergamo alla Milano 1940).
The outdoor positioning of the statue, in polychrome concrete, caused some serious deterioration because of the absence of protection of any kind. It lost its coloured varnish, whose evidence came out during restoration, and it also lost its halo. The half scythe of the basement and some other parts were also damaged. The halos, the Cross and the half scythe are made of copper and, when it was in the Negri da Oleggio Room, the sculpture used to stand on a wooden base.
Looking at images referring to the iconography of Mary Immaculate, some elements respect the tradition: the moon under Mary’s feet, the stars of the halo and the Snake/Dragon crushed by the Holy Virgin.
These are clear references to the Apocalypse: “A great sign appeared in Heaven: a woman clothed with the sun and the moon under her feet and a crown of twelve stars on her head”. (Apocalypse, 12, 1). Differing from traditional iconography is her expressiveness and her gestures: Mary Immaculate’s hands are generally clasped in prayer, crossed on her breasts or wide open towards God, showing the acceptance of Mary’s vocation to become the Mother of Christ.