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Giardino di Santa Caterina d'Alessandria / Garden of St. Catherine of Alexandria

Tolle lege. Prendi e leggi.
Agostino, Confessioni


Il Giardino vanta diverse tipologie di piante e alberi riccamente disposte in una struttura ben ordinata e recintata. Nel verde notiamo il ritrovamento disseminato di capitelli e blocchi di pietra.

Il Giardino nella sua configurazione attuale si presenta come frammento del Viridario Magno, ossia di un tipico giardino tardo medievale diffuso soprattutto nell’Italia settentrionale. Il disegno, piuttosto semplice, era scandito da linee ortogonali, intervallato da cambi di superficie, cordoli e recinzioni. I sentieri erano realizzati utilizzando differenti materiali fra cui pietra, mattone e piastrelle policrome; il giardino, invece, era reso in terra battuta, ghiaia fine e prato dove si sostava. Nonostante il centro geometrico fosse assente, negli spazi verdi e fioriti del Viridario Magno si respirava una crescente atmosfera intima ed esclusiva.

La sua posizione si presume fosse adiacente al luogo dove avvenne la conversione di Sant’Agostino e vicina a quella che era la Sostra di Sant’Agostino, ossia il punto di arrivo via Naviglio da dove provenivano gran parte dei blocchi da scolpire per il Duomo. La Sostra del Giardino era un grande deposito con tettoia per la lavorazione delle pietre, che rappresentava una sorta di rimessa per i blocchi in arrivo. Pertanto, non è da escludere che nel Giardino la disposizione di questi blocchi corrisponda alla loro collocazione originaria.

Nel Giardino di Santa Caterina d’Alessandria, oltre a una lastra marmorea decorata a mascheroni, proveniente dal Duomo, e due sarcofagi medievali appartenenti al III-IV secolo, scorgiamo numerosi resti probabilmente risalenti al XV secolo, periodo coevo alla costruzione dell’Ateneo, edificato nel 1497. Fra questi resti più recenti, meritano particolare attenzione tre colonne con capitelli che per tipologia, dimensione e materiale sono simili a quelli delle colonne poste nella “Cripta dei Monaci”, sotto il Refettorio cinquecentesco (odierna Aula Magna).

Altri frammenti di capitelli presenti nel Giardino, si avvicinano ai capitelli delle fabbriche lombarde della Canonica di Sant’Ambrogio, di Santa Maria presso San Satiro a Milano e del Duomo di Pavia; frammenti qualificati bramanteschi per il modello decorativo a fogliame con volute ioniche, particolarmente diffuso nella cultura lombarda intorno negli anni ’80 del Quattrocento. Sono invece successivi alla costruzione del monastero i ventuno blocchi e due basi di colonne in granito di Montorfano risalenti al XVI-XVII secolo.

Curiosità

Dal 1928 il Giardino, dedicato a Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire, protettrice degli studi e di alcune categorie sociali dell’insegnamento, diventa uno spazio prettamente condiviso da giovani studentesse e per questo soprannominato Giardino delle Vergini.

Approfondimento

Tra il 1934-1935, Giacomo Manzù realizza quattro tondi bronzei per la cappella dei collegi maschili (Augustinianum e Ludovicianum); le opere vennero collocate nel cancello della balaustra che separa il presbiterio della cappella dalla zona dei fedeli. Nel 2005 la cappella diventerà aula di lettura e i tondi saranno trasferiti nella veranda dell’Aula Magna. I bassorilievi raffigurano i simboli dei quattro evangelisti: Il Bue di San Luca, l’Aquila di San Giovanni (simile a quella del pulpito della chiesa di Sant’Ambrogio), il Leone di San Marco e l’Angelo di San Matteo.

Tolle, lege. Take and read.
St. Augustine, Confessions


The Garden draws prestige from several types of trees and plants well arranged in a well ordered and fenced structure. In the green area, capitals and stone blocks are scattered around.

In its present arrangement, the garden appears to be a fragment of the “Viridario Magno”, a typical late Medieval garden, popular especially in Northern Italy. Its rather simple design was characterized by orthogonal lines, interspersed by changes in surface, banquettes and fences. The paths were made of different materials, such as stone, bricks and polychrome tiles. The garden, on the other hand, was made of clay court, fine gravel and grass patches, where it was possible to pause for rest. In spite of the absence of a geometrical centre, in the green and flowering areas of the “Viridario Magno”, you could breathe an increasingly intimate and exclusive atmosphere.

Its location was likely to be near the place where St. Augustine’s conversion took place and close to St. Augustine’s “Sostra”, the debarkation point by Naviglio, where most marble blocks arrived to be carved for the Dome. The Garden’s Sostra was a big roofed storage for stone manufacturing, a sort of storage area for incoming stone blocks. Therefore, it cannot be ruled out that the location of these blocks in the Garden might correspond to their original site.

In the Garden of St. Catherine of Alexandria, in addition to a marble slab from the Dome, decorated with masks, and two 3rd-4th centuries sarcophagi, we can see several remains dating back to the 15th century, coeval to the building of the University (1497).

Among them, particular attention is to be devoted to three capital columns, which are similar for kind, dimension and material to the columns in the “Monks’ Crypt” below the 16th century Refectory (today’s Aula Magna). Other capital fragments in the Garden are similar to capitals from Lombardy factories, such as those of St. Ambrogio’s Rectory, of S. Maria presso S. Satiro in Milan and of the Dome in Pavia. These fragments are referred to Bramante for the foliage decorative model with Ionic spirals, particularly popular in 1480 Lombard culture. The twenty one stone blocks and two columns are in granite of Montorfano dating back to 16th-17th centuries and are subsequent to the building of the monastery.

Fun fact

Since 1928 the Garden, dedicated to St. Catherine, virgin and martyr, procuress of studies and of some social categories of education, becomes an area specifically enjoyed by young female students and, therefore it is called Garden of the Virgins.

In depth

Between 1934 and 1935, Giacomo Manzù makes two bronze tondos for the Chapel of the male (Augustinianum and Ludovicianum Colleges). The works were placed in the balustrade gate separating the chapel Presbyterium from the devotees’ area. In 2005, the Chapel became a reading room and the tondos were moved to the veranda of the Aula Magna. The bas-reliefs portrayed the symbols of the four Evangelists: St. Luke’s Ox, St. John’s Eagle (similar to that of the pulpit in the Basilica of St. Ambrogio), St. Mark’s Lion and St. Matthew’s Angel.


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